Nuovo editoriale: per aiutarci ad una riflessione critica su scienza e professione

Con il numero odierno della Rassegna Stampa l’Associazione Medicina e Persona, inizia la pubblicazione di editoriali su articoli scientifici, allo scopo di valorizzare quei lavori che più degli altri rispondono ad una reale domanda di salute. In particolare vorremmo far emergere dalla letteratura scientifica quegli articoli che riportano esperienze che nascono da aspetti di rilevante impatto ed interesse clinico-epidemiologico, con un’attenzione anche alle fonti scientifiche del settore di “public health” per la ricerca e l’individuazione di esperienze di organizzazione sanitaria realmente a favore del bene dei pazienti e di valorizzazione dei professionisti. Come diceva Alexis Carrel (1873-1944), Premio Nobel della Medicina convertitosi al cristianesimo dopo un viaggio a Lourdes in cui fu testimone di una guarigione miracolosa: “Molto ragionamento e poca osservazione conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”. Vorremmo imparare ad avere questo sguardo sulla realtà della nostra professione, che vuol dire anche educarci a saper leggere e discriminare le conquiste della scienza a reale vantaggio dell’uomo, della sua salute e del rispetto della sua dignità. La pubblicazione di questi editoriali avrà una periodicità bimestrale e sollecitiamo i nostri lettori ad una fattiva adesione, attraverso lettere e commenti sugli articoli scientifici. Infine sarà prevista sulla prima pagina della Rassegna una rubrica di COMMENTI SU ALTRI ARTICOLI SCIENTIFICI; alleghiamo in questo primo numero una riflessione di Stefano Perlini su un  articolo riguardante la ricerca clinica ed epidemiologica sulla insufficienza cardiaca congestizia.

Raffaele Latocca

DIAGNOSI DI TUMORE: PRIMA E’ MEGLIO?

Fare diagnosi di tumore ad uno stadio più precoce, quando la malattia è presumibilmente meno avanzata e più curabile, è una esigenza della popolazione e un obiettivo del Sistema Sanitario. Ridurre il tempo che intercorre tra la comparsa dei sintomi e il riferimento allo specialista oncologo incide sulla sopravvivenza? È quello che si sono chiesti Moller et al. In un recente articolo del British Medical Journal (BMJ 2015;351:1-7). Gli autori hanno analizzato in uno studio di coorte se l’utilizzo dell’urgent referral (visita urgente entro 15 giorni) in casi sospetti di tumore ha un effetto sulla sopravvivenza. In Gran Bretagna esistono criteri specifici per il riferimento urgente all’oncologo: emorragia, calo ponderale, noduli di nuova comparsa, massa addominale. Per questo gli autori hanno preso in considerazione i tempi di attesa di 215,284 pazienti con tumore diagnosticati in Inghilterra nel 2009 e seguiti fino al 2013, analizzandone la mortalità mediante un’analisi di regressione secondo Cox. Nei 4 anni di follow-up si sono verificati 91,620 decessi, 51,606 dei quali nel primo anno. I pazienti con il maggior impiego dell’urgent referral sono quelli a minore mortalità (hazard ratio 0.96, CI 0.94-0.99) rispetto ai pazienti in cui sono stati utilizzati i normali canali di riferimento, con una differenza assoluta di mortalità clinicamente rilevante di circa il 6%. Questo risultato si applicava a tutti i tipi di tumore, eccetto il carcinoma della mammella, e non variava al variare di parametri potenzialmente confondenti. In definitiva, sembra che guadagnare alcune settimane sulla diagnosi di tumore conti per la prognosi. Questo lavoro è stato criticato per un possibile bias statistico (il tempo di anticipazione della diagnosi può falsamente allungare la sopravvivenza), peraltro già anticipato dagli autori. Se questi dati fossero confermati, l’impiego dell’urgent referral che attualmente in Gran Bretagna riguarda 1.2 milioni di pazienti all’anno, aumenterebbe a 2 milioni all’anno, con le conseguenze sul Sistema Sanitario che tutti possono facilmente immaginare. Su questo attendiamo commenti da chi conosce e governa il sistema. Ai clinici, ospedalieri o medici di medicina generale, di questo articolo interessa soprattutto l’uso intelligente dei dati disponibili e il quesito clinico rilevante che pone, che ci interroga sulle modalità di riferimento dei pazienti con sospetto tumore.

A cura di Marco Bregni

Link all’articolo scientifico: http://www.bmj.com/content/351/bmj.h5102

PRIMA PAGINA

COMMENTI SU ALTRI ARTICOLI SCIENTIFICI

INSUFFICIENZA CARDIACA CONGESTIZIA E MEDICINA PERSONALIZZATA

Nell’ambito dell’insufficienza cardiaca congestizia, da anni si dibatte sull’importanza del differenziare i pazienti a frazione di eiezione conservata oppure depressa, quanto meno dal punto di vista diagnostico e terapeutico. Peraltro in un mondo clinico che proclama in tutti gli ambiti l’importanza di una “medicina personalizzata”, appare quanto meno bizzarra la mancanza di un accordo sui criteri che definiscono tale entità nosologica, in quanto come emerge da questa rassegna appena pubblicata i valori soglia di frazione di eiezione variano dal 40% al 55%. Se da un lato è vero che una rassegna ha il compito di trarre conclusioni generali di tipo epidemiologico a partire da un’analisi dei grandi numeri, dall’altro una maggiore attenzione al singolo paziente anche a partire dal valore dei diversi dati clinico-strumentali non può che migliorare non soltanto le nostre conoscenze, ma anche la nostra capacità di diagnosi e cura.

Vaduganathan M. et al Spectrum of epidemiological and clinical findings in patients with heart failure with preserved ejection fraction stratified by study design: a systematic review. Eur J Heart Fail . 2016 Jan;18(1):54-65. doi: 10.1002/ejhf.442. Epub 2015 Dec 3.

BIOETICA/BIOPOLITICA

PROFESSIONE (MEDICI, INFERMIERI, TECNICI SANITARI)

SERVIZIO SANITARIO, ORGANIZZAZIONE SANITARIA

UNIVERSITA’, RICERCA, FORMAZIONE