Editoriale scientifico – opportunità mancate di trattamento

Praticamente nessun ambito specialistico sfugge dalla possibilità di interagire, in qualche modo, con una patologia come l’osteoporosi. L’impatto di questa condizione è estremamente elevato, non solo nella popolazione femminile in menopausa, ma anche tra gli uomini ed essa compare come possibile comorbilità o effetto collaterale in un orizzonte estremamente vasto di condizioni o trattamenti. Una indagine condotta dai massimi esperti europei nel settore (Kanis JA et al, Osteoporosis International 2014;25: 2533-43)1 ha però riportato alla attenzione generale una serie di dati che vanno presi in considerazione perché ci aiutano a riflettere anche sulla necessità di migliorare il modo con cui guardiamo alla comunicazione scientifica, che spesso non modifica adeguatamente il nostro agire professionale. Gli Autori riportano una serie di dati rilevanti. La differenza percentuale tra i soggetti che raggiungono la cosiddetta soglia di intervento terapeutico per l’osteoporosi (quindi con elevato rischio fratturativo) e quelli effettivamente in trattamento è nella UE del 57% (in Italia del 59%: 2.6 milioni di soggetti verso 1 milione trattati), con un valore che si è sensibilmente incrementato negli ultimi cinque anni. Dopo una frattura pochi pazienti lasciano l’ospedale con appropriato trattamento e ciò avviene anche dopo una frattura di femore: solo il 7.3% dei fratturati riceve un trattamento con antiriassorbitivi e solo il 2% sul totale riceve il trattamento ideale, ossia inclusivo della valutazione dello status vitaminico D e dell’introito di calcio. Tutto ciò si verifica nonostante la enorme e assodata evidenza di efficacia e sicurezza dei trattamenti disponibili, che riducono significativamente (fino al 60%) il rischio di frattura. Molti sono i fattori in gioco nel determinare questo sorprendente gap. Il timore dei seppur rari effetti collaterali, la fatica nell’interagire con altri specialisti per un necessario confronto, una concezione ridotta del proprio ruolo professionale e specialistico, condizionato da preoccupazioni di responsabilità, di “medicina difensiva”, che portano ad un approccio con il paziente che è distante dal farsi carico della persona e da quanto auspicato dalla medicina personalizzata (vedi anche J Med Pers 2015;13:91-95). Gli Autori invitano in conclusione a considerare come urgente il problema del mancato intervento terapeutico in soggetti che sono ad alto rischio per un evento (frattura femorale o vertebrale) che presenta conseguenze severe dal punto di vista della disabilità, dei costi personali e sociali e della mortalità.

A cura di Antonio del Puente

1. JA Kanis et al “Goal-directed treatment of osteoporosis in Europe” (2014) Osteoporosis International, 25(11) p.2533-2543
Abstract: https://biblio.ugent.be/publication/6850683
Full Text http://biblio.ugent.be/publication/6850683/file/6850699 art_253A10.1007_252Fs00198-014-2787-1.pdf [restricted access]

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