Editoriale scientifico – Linee guida American Academy of Pediatrics sul trattamento del dolore del neonato

Sono da poco uscite le linee-guida dell’American Academy of Pediatrics sul trattamento del dolore del neonato (1). Sono importanti anche per chi cura gli adulti.
Infatti il dolore di chi non è in grado di esprimersi è un paradigma per il trattamento del dolore di ciascuno: il dolore deve essere misurato in tutti i pazienti perché è un parametro vitale importantissimo, il dolore deve essere riconosciuto oltre le capacità comunicative del singolo e oltre le idee che ce ne siamo fatti noi, perché per quel che riguarda il dolore si deve sempre dar credito al paziente che magari può simulare ma che se invece di simulare ha davvero ragione e noi non lo trattiamo gli facciamo un danno gravissimo; infine il dolore deve essere trattato sempre, senza pregiudizi sui danni da farmaci che certamente possono avere effetti collaterali, ma che se dati correttamente sono solo una linfa vitale per il paziente.
Quanto c’è da fare in ambito medico e infermieristico per riconoscere bene il dolore di ogni paziente, per distinguere chi simula e chi invece stringe i denti e non parla pur soffrendo, per superare il pregiudizio che il dolore fisico sia inevitabile o magari qualcosa cui ci si deve abituare a resistere!
Il neonato è un paradigma per tutto questo, perché non parla, si muove poco se è prematuro, è fragile, e dunque tutti i nostri pregiudizi possono aver strada libera, se non ci stiamo attenti. Pregiudizi che ben sappiamo aver provocato gravi danni per esempio nel trattamento del paziente adulto con disabilità mentale, che – come il neonato – non sa esprimersi, è fragile e reagisce (o non reagisce) in maniera imprevedibile; e il Parlamento inglese, come riportò il Lancet, raccolse denunce di come il trattamento del dolore (così come di altre patologie comuni) sia trascurato nei disabili mentali di quel paese, perché i medici non sono più allenati o abituati a decifrare il loro stato d’animo e a dar credito ai loro genitori/tutori.
Le linee-guida per il trattamento del dolore del neonato spiegano tre punti importanti: che i neonati, quasi senza che il personale curante se ne accorga, vanno incontro a molteplici trattamenti dolorosi quando sono ricoverati in rianimazione: più di dieci volte al giorno, e solo una parte di questi eventi è trattata adeguatamente; che trattare il dolore del neonato non è solo etico ma anche previene il danno cerebrale che il dolore per motivi meccanici e per motivi epigenetici può provocare; che il dolore si può misurare e prevenire, e che si possono usare trattamenti non farmacologici basati sull’affetto e sulla distrazione come la cosiddetta “saturazione sensoriale”, perché il neonato è neurobiologicamente sociale, cioè in grado di interagire con gli altri anche quando questo non è evidente a tutti tranne a chi ha gli occhi e l’allenamento per riconoscerlo.
Curare il dolore del neonato sembrava assurdo fino a 20-30 anni fa, quando ancora c’era che negava che i neonati sentissero dolore; da allora molto è cambiato, anche per l’adulto abbiamo ottimi strumenti e metodiche e trattare il dolore non è più solo un’opera compassionevole o una palliazione, ma una vera e propria disciplina medica.

A cura di Carlo Bellieni

(1) COMMITTEE ON FETUS AND NEWBORN and SECTION ON ANESTHESIOLOGY AND PAIN MEDICINE. Prevention and Management of Procedural Pain in the Neonate: An Update. Pediatrics. 2016 Feb;137(2):1-13.
http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2016/01/22/peds.2015-4271

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