COMUNICATO M&P

IL SOSTEGNO AL SUICIDIO È LA MORTE DELLA CIVILTÀ

Il suicidio è la negazione della speranza, della possibilità di compimento di ogni residuo desiderio di bene, che sostiene il gusto della vita anche quando condizioni avverse sembrano negare la possibilità di un’ultima positività. Affermare questa positività in ogni circostanza testimonia invece una statura umana irriducibile e già per questo è segno di un Infinito, destinato a vivere anche dopo la morte del corpo.

La sofferenza, soprattutto quando è portata nella solitudine, mina questa energia umana costitutiva: è il volto del Male che la malattia rende esperienza sensibile. Perciò prendersi cura degli infermi è innanzitutto un atto di con-solazione: stare con chi è solo. Prima di ogni successo biologico che la scienza può dare, e ci auguriamo in misura sempre maggiore, la compassione – cioè la condivisione dell’altro nel suo patire- è il significato ultimo e originario del prendersi cura.

Nessun uomo potrà mai ergersi a giudice della volontà di una persona malata di arrendersi in questa faticosa affermazione del significato della vita, desiderando di porre autonomamente fine alle proprie sofferenze; abbiamo profondo rispetto di questa, che è una delle molte facce del grido con cui l’uomo liberamente persegue il proprio bene, anche se nella volontà suicidaria mostra l’aspetto più contraddittorio e irredimibile, almeno nella sua dimensione temporale.

Non così per la società. Riteniamo inalienabile che una società civile affermi come valore il prendersi cura fino alle ultime implicazioni, come avviene nelle cure palliative, piuttosto che l’aiuto al suicidio, che indicherebbe che il venir meno della speranza nella vita non è più solo l’espressione triste di una persona malata, ma ha pervaso la mentalità di una società intera.

I dati che provengono dai paesi che nel mondo, da anni, hanno scelto questa strada, testimoniano anche quanto la legge possa avere implicazioni sulla cultura di un popolo, favorendo e alimentando un desiderio di disimpegno e di morte che rende abituale il ricorso a provvedimenti nati come azioni estreme e riservate a casi eccezionali.

Per questo siamo contrari ad una legge che legittimi il suicidio assistito, e in particolare medicalmente assistito. Come uomini, e anche in forza della nostra professione, il nostro impegno è in difesa, sostegno e apertura alla vita in tutte le sue forme, combattendo contro la morte in ogni età e circostanza.

In una società democratica ci sentiamo di offrire il nostro contributo consapevoli dell’esistenza di una pluralità di pensieri, augurandoci che la legislazione che ne verrà esprima la miglior tutela possibile per la persona umana. Siamo per lo stesso motivo in totale disaccordo su scorciatoie frettolose, che vogliono introdurre con indicazioni discutibili nel merito e nel metodo il ricorso allo strumento del suicidio assistito evitando la discussione parlamentare, unica sede adeguata ad esprimersi a nome del popolo italiano.

Febbraio 2024

Medicina e Persona