SANITA’

I NODI DECISIVI CHE IL PROSSIMO GOVERNO DOVRA’ AFFRONTARE

Tra breve la campagna elettorale sarà conclusa, e con essa slogan, promesse e sogni verranno ricondotti alla realtà.

In un dibattito già povero di contenuti, possiamo affermare che la sanità sia stata la grande assente.

Non perché l’assetto del nostro Sistema sanitario sia così solido ed affidabile, da aver bisogno solo di piccole correzioni e accorgimenti  in grado di essere affrontati da qualsiasi parte politica.

Ci trasciniamo problemi sia strutturali che contingenti di enorme portata, di cui nessuno parla e che vorremmo sottolineare, fuori dalla bagarre elettorale, come contributo a tutte le forze politiche.

  1. SISTEMI REGIONALI E SSN

Il finanziamento pubblico del SSN, è ancora distante da quello dei principali Paesi occidentali, non tanto in termini di % sul PIL ma come valore assoluto.

Nel 2015 la Germania spendeva il 7.2% del PIL per la sanità (217 mld di Euro), la Francia 178 mld (8.2%) e Regno Unito 191 mld (7.5%). L’Italia il 7.1% equivalente a 117mld.1

In termini di valore pro-capite, nel 2015, la spesa in Italia è pari a 3352 $US, mentre in Germania era di 5353$US ed in Francia 4530 $US.2

Non solo ma, nello stesso anno, la quota di spesa “out of pocket” è stata in Italia pari al 22,8% contro il 12,5% della Germania ed il 6.8% della Francia.2

In tale contesto generale, il panorama italiano è estremamente variegato in termini di rapporto costo-efficacia nelle diverse realtà regionali (vedi piani di rientro e bassa qualità dell’offerta).

Pur tenendo conto del ruolo che giocano le assicurazioni integrative obbligatorie negli altri Paesi,  l’Italia complessivamente ha sempre meno risorse pubbliche da investire in Sanità, con un gap sempre più alto nei confronti della media europea.

 

  1. RISORSE UMANE

A fronte di una popolazione generale che invecchia e chiede sempre più assistenza, il numero dei professionisti (medici ed infermieri) continua progressivamente a ridursi.

Si calcola (dati ENPAM3) un saldo negativo entro il 2019 di circa 50.000 medici, e di altri 70-100.000  medici nel periodo 2020-2034.

Inoltre (dati Eurostat4) l’Italia ha la popolazione medica più anziana d’Europa con il 53% dei camici bianchi con età >55 aa.  Anche per il personale infermieristico i dati sono preoccupanti: il numero di infermieri per abitanti è il più basso (OCSE) tra i Paesi europei sviluppati : 5.4 per 1000 abitanti  (in Germania 13.3 per 1000) con un’età media di 49aa (la più alta dell’UE).

Occorre pertanto riconoscere, al di là di tentativi di riforma che hanno ormai grattato il fondo del barile, la necessità assoluta di un ripensamento del rapporto tra le professioni sanitarie ed il SSN.

La mancanza di meritocrazia e di responsabilità vere gestionali hanno ridotto i professionisti ad impiegati pubblici, e la soluzione non può essere figlia di interventi demagogici, ma di interventi più strutturali che la politica non ha mai voluto affrontare.

Prendersi cura di chi soffre per una malattia è il compito di un medico, è responsabilità propria di chiunque sceglie di fare questo lavoro e non è delegabile alle condizioni esterne (politiche, economiche o sociali) in corso. Non chiediamo alla politica di fare il nostro lavoro, ma almeno di sostenere chi lo fa, rendendosi disponibile al dialogo, accettando suggerimenti e  dandosi degli obiettivi condivisi.

  1. Statistiche EUOROSTAT 2015 http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=53297
  2. OECD Health Statistics 2017 http://www.oecd.org/els/health-systems/health-data.htm
  3. https://www.enpam.it/wp-content/uploads/Risposta-a-OM-Bologna-27.6.2012.pdf
  4. EUROSTAT Healthcare personnel statistics http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato7694825.pdf

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