La Responsabilità Professionale è esposizione di sé in un rapporto di cura che implica sempre e comunque l’esercizio della libertà personale

Mentre Il nuovo testo di legge1 sta completando il proprio iter infuriano al solito le polemiche, soprattutto da parte di chi lo considera “una delle pagine più buie per i diritti del malato ed una grande beffa per le vittime di errori sanitari” (Tonino Aceti, Tribunale per i Diritti del Malato-Cittadinanzattiva)2. In risposta Biagio Papotto (Cisl medici) scrive che “il dibattito, democraticamente salutare, non può prescindere dallo scopo dalle legge : sottrarre dal calvario il medico, perché nessun medico inizia la propria giornata pensando di andare a lavorare per far male al paziente” (la presunzione di innocenza)3. Era davvero urgente nel nostro Paese sollecitare  una nuova normativa sulla responsabilità civile e penale della professione medica  che pare debba rispondere di tutto ciò che accade , compresi i post hoc e gli eventi in passato giustamente attribuiti a imprevedibili cause naturali? Si. Del resto da troppi anni il tam tam mediatico ha enfatizzato gli errori sanitari e il diffuso costume delle eccessive speranze riposte nella scienza, se  disattese, ha fortemente penalizzato gli operatori sanitari ed in particolare la classe medica, tutt’altro che onnipotente, anzi in forte sofferenza. Infine la fiducia nella onnipotenza della tecnologia, profondamente radicata nel nostro concetto di malattia e nella nostra cultura, ha  generato atti di fede non basati sulle evidenze. Il dispositivo di legge potrà avere inoltre  ricadute importanti sull’asfittica economia del nostro paese arginando la diffusa pratica della medicina difensiva, l’inappropriatezza professionale esercitata nei suoi due aspetti: in eccesso (overuse) ma anche  in difetto (underuse). Il testo contiene molti aspetti innovativi:
•    l’enfasi sulla sicurezza delle cure con  la partecipazione di tutti i soggetti sanitari che collaborano a tutte le attività volte alla prevenzione e gestione del rischio (art.1);
•    il Difensore civico gratuito, il Centro Regionale per la gestione del rischio sanitario (art. 2);
•    l’Osservatorio nazionale sulla Sicurezza in sanità  (art.3);
•    la trasparenza dei dati delle strutture pubbliche e private ( art.4);
•    l’appello al rispetto  delle buone pratiche clinico-assistenziali  e delle raccomandazioni delle Linee Guida elaborate dalle società scientifiche (art. 5)
•    La responsabilità penale limitata alla sola colpa grave, che si esclude in tutti i casi in cui buone pratiche e Linee Guida siano rispettate ( art.6);
•    la responsabilità della struttura ( art.7);
•    il tentativo obbligatorio di conciliazione(art.8),

Prevede anche  assicurazioni obbligatorie per ogni singolo operatore  e per le aziende, e questo sarà un problema a causa dell’esiguità degli stipendi, in Italia ben inferiori alla  media della maggior parte dei paesi occidentali e penalizzerà i giovani medici. Tuttavia il progetto di legge sembra essere stato concepito, oltre che per  indispensabile adeguamento alle regole europee senz’altro  più avanzate,  solo per evitare i danni  economici di una dilagante medicina difensiva, e questo è riduttivo perché non riconosce il bene insito nella pratica medica. Se ciò  che motiva le scelte professionali fosse solo la paura, non basterebbe a giustificare il nostro impegno di ogni giorno. Infatti  la responsabilità professionale è molto di più della difesa di un diritto a lavorare serenamente senza la pressione di denunce. La responsabilità professionale è esposizione di sé in un rapporto di cura che implica sempre e comunque il rischio della propria libertà. In questo rapporto c’è un soggetto debole, il malato che si affida; per questo il gesto della cura implica il riconoscimento del soggetto malato e della sua domanda e  la gratuità della risposta. Nel testo manca inoltre il riconoscimento del  soggetto, cioè colui da cui dipendono tanto i comportamenti deontologici quanto quelli professionali,  non si riconosce  importanza né identità al soggetto. Se è vero che è  finita l’era del compito e comincia invece quella dell’impegno,  che cosa sostiene l’impegno e chi sostiene il soggetto ? Qual è lo scopo del nostro lavoro, faticoso difficile e quasi sempre svolto con sacrificio ?  Per che cosa val la pena continuare ad esercitarlo con responsabilità senza sottrarsi alla relazione con il paziente ed i colleghi? Solo da una risposta adeguata a queste domande, che vengono prima, conseguono sia la deontologia che è un comportamento etico sia la professionalità,  che è una modalità di esplicitare sé stessi  e non solo una serie di competenze. Il rapporto medico paziente è in crisi ? Allora  la cosa più ragionevole è chiedersi perché e che cosa può aiutarci a cambiare.  Potremmo allora  fare tutti un passo indietro (medici, pazienti, istituzioni e giuristi) perché ciò che un tempo era evidente e che oggi non lo è più.  Occorre  fermarci per capire che cosa sta succedendo  e che cosa conta. Abbiamo  davanti persone e siamo persone. La salute non è solo un diritto garantito dalla Costituzione ma è un dono, la scienza non è infallibile, i desideri non sono sempre diritti e siamo un po’ tutti orfani di  significato. Occorre che le parole riacquistino il loro spessore di esperienza  e senso,  ma questo può  succedere solo nella fatica di ricominciare ogni giorno a far esperienza della realtà in cui siamo immersi e del bene che esiste. I desideri  e le  fantasie esibiti come diritto non bastano per vivere.

1. Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario – Testo approvato dalla Camera (27/01/2016)

2. Approvato il DDL sulla responsabilità medica: per cittadinanzaattiva è un legge beffa (28/01/2016)

3. Cisl medici, Responsabilità professionale: “Il primo pensiero di un medico al mattino…”  – Panorama della Sanità, 01/02/2016  (vedi pdf)